"Prova su strada": FUMEO 9120

Quest'oggi ho deciso di parlare di una macchina con cui, piacendo o no, tutti quelli che si interessano al nostro hobby prima o poi devono confrontarsi. E questo per una serie di motivi: innanzitutto, pur non presentando, il Fumeo in oggetto, il grado di sofisticazione e di ingegnerizzazione di alcuni mostri sacri come il Beaulieu 708 o l'Elmo GS 1200, quando si tratta semplicemente di "proiettare", questa "Ferrari dei proiettori" è in grado di dire la sua in modo autorevole. E proprio come le Ferrari (per lo meno quelle di un tempo), si tratta di un apparecchio "impegnativo" per l'utente: niente motori separati per griffa e capstan come nel francese, o quattro motori come nel giapponese; niente microcomputer che governa la registrazione come in certi tedeschi. Meno che mai, inserimento automatico della pellicola; è, insomma, il trait d'union fra il Super 8 e il resto dei formati (quelli professionali) nei quali prevale di gran lunga la meccanica sull'elettronica o su particolari automatismi. Una sorta di memento a compendiare il "DNA" proprio del cinema in pellicola con le peculiarità del piccolo formato: cinema - in miniatura - ma cinema. Mai quanto con una macchina come questa l'appassionato è in grado, se ce ne fosse bisogno, di accorgersene o di ricordarsene.
Infatti nel proiettore meneghino tutto parla di "cinema": dall'odore del lubrificante, ai rocchetti dentati e ai vari canaletti di scorrimento che fanno bella vista di sé a coperchio aperto, denunciando, già a un occhio appena men che inesperto, l'impossibilità di inserire il film in macchina se non manualmente, proprio come accade nel formato 35 mm. Meccanica semplice, quindi, e raffinata. E subito dopo, robustezza e affidabilità: solo i potenziometri dell'amplificatore e la manopola del commutatore motore sono in plastica, a parte un paio di guide in teflon. Tutto il resto è in metallo, perfino le "cinghie" dei bracci portabobine, che di fatto sono lunghe molle.

Sono quasi sicuro che questo proiettore, buttato dalla finestra, si pianterebbe nell'asfalto, ma sostanzialmente resterebbe integro: tutto il cabinet è di spesso acciaio, roba da far quasi invidia a un mezzo blindato. Soprattutto è in acciaio la camma dell'otturatore, a garanzia di prestazioni eccellenti e costanti nel tempo. Ma anche se un giorno qualcosa dovesse andar storto, griffe, testine e, appunto, otturatori sono ancora disponibili da più fonti.

Anche il peso di questa macchina, oltre 15 Kg, conferma un'impostazione costruttiva e progettuale totalmente fuori dalla norma, mentre gli ingombri, pur considerando la possibilità di montare bobine da 750 m di capacità (per proiettare un lungometraggio senza interruzioni), restano tutto sommato non eccessivi: infatti in questo caso la macchina occupa uno spazio, in senso longitudinale, di circa 80 cm.


Per caricare il film, occorre aprire il corridoio della griffa, dopo aver fatto passare la pellicola attraverso il rocchetto dentato superiore; fattala incastrare fra le guide e i dentini della griffa, si può richiudere il pattino pressore e far passare la pellicola attraverso il gruppo sonoro (magnetico e ottico), e il secondo rocchetto dentato, avendo cura di lasciare la giusta scorta di pellicola per il riccio. All'uopo ci si può aiutare col riformariccio manuale.

Una volta azionato il proiettore, è possibile apprezzarne la grande silenziosità di funzionamento, malgrado il fatto che le cinghie dei bracci portabobine scorrano per buona parte scoperte. Se la pellicola è ben lubrificata, il rumore del proiettore diventa perfino gradevole, non esattamente quanto con un Bauer T610, ma molto, molto vicino. La lampada alogena a specchio dicroico da 24V/200 W svolge egregiamente il proprio compito, soprattutto perché collocata a una distanza maggiore del solito dal piano di scorrimento pellicola, cosa che permette di creare un "fuoco" del cono di luce più efficientemente sfruttabile dal piccolo fotogramma S/8; infatti se la parabola della lampada fosse stata posta alla solita distanza di 30 mm, una buona parte della luce in più prodotta dai 200 W di questa lampada, sarebbe andata persa. La resa luminosa, in quel caso, non sarebbe stata molto diversa da quella di un più modesto proiettore con lampada da 150W, notoriamente la potenza meglio sfruttabile, dal punto di vista del rapporto fra calore prodotto/rendimento luminoso, nel piccolo formato.
Va registrata anche la possibilità di posizionare la lampada in modo estremamente efficace all'interno dell'alloggiamento, in modo da avere un'illuminazione di quadro assolutamente uniforme da destra a sinistra e dall'alto in basso. Una taratura della lampada ineccepibile è apprezzabile già con proiezioni normali, ma lo è ancora di più se si utilizza il cinemascope, poiché eventuali cadute di luce su un lato dello schermo vengono evidenziate impietosamente dall'aggiuntivo anamorfico. E avere un proiettore come questo invoglia decisamente all'utilizzo di copie cinamascope, anche perché il proiettore nasce con una pratica predisposizione per accogliere il supporto anamorfico, studiato per aggiuntivi da 52,5 mm di diametro. La Fumeo lo fa pagare decisamente caro, mi pare sui 150 Euro, ma è anche possibile realizzare qualcosa di più casalingo ed economico, sfruttando l'appoggio e le viti di fissaggio già presenti.

La sezione audio è abbastanza ben curata, anche se elettronicamente si sarebbe potuto fare qualcosa di più: meglio la parte meccanica, che permette di incanalare la pellicola con sicurezza e uniformità di trasporto, grazie anche al pesantissimo volano del capstan di oltre un chilo. La testina appare ben profilata (traferro ad archetto piuttosto che piatto), in modo da avere un contatto col nastro magnetico quasi puntiforme, cosa che minimizza i "singhiozzi" in presenza di giunte dallo spessore un po' eccessivo, poiché in questo caso la perdita di contatto ha luogo per un tempuscolo più breve. Soprattutto mi piace l'estrema robustezza di queste testine che, per completezza di informazione, sono costruite dalla Photovox, una ditta di Torino che forse le può ancora fornire anche in versione bi pista (stereo). Al contrario di altri apparecchi che mi è capitato di provare, in cui bastavano poche ore di funzionamento per poter notare una sorta di lieve lucidatura e avvallamento in testine appena montate, nel caso del Fumeo la tenuta di questo componente è totale anche dopo aver proiettato numerosi lungometraggi, come ho fatto prima di scrivere queste note tecniche. Altra caratteristica molto apprezzabile: è possibile regolare la testina perfettamente per qualsiasi pellicola, anche quelle incise con proiettori molto starati: una vite regola l'azimuth, due (a brugola) il tilt e una terza, che passa attraverso la testina stessa, l'inclinazione longitudinale rispetto al senso di scorrimento (anche se, verosimilmente, sarà molto improbabile che si debba intervenire su questa vite, il cui compito principale resta quello di tenere fissata la testina al suo gruppo di regolazione). Insomma si può essere certi che in qualsiasi caso si potrà tirare fuori dal nastrino magnetico tutta l'informazione audio possibile.


Altrettanto ben curata la parte relativa all'audio ottico, con vari punti di taratura del "cannocchialino" che serve a focalizzare sulla colonna audio il minuscolo fascetto di luce necessario per la scansione sonora. Certamente, però, questo tipo di audio non può rivaleggiare col magnetico, anche se, con La romana, in edizione Cifop, si apprezza un effetto di sala d'altri tempi, evidentemente carente nella risposta in frequenza, ma molto affascinante.
A proposito di sala, va detto che, se l'acustica non fosse buona, un controllo di toni medi (pomposamente definito dalla Fumeo "filtro presenza"), può aiutare un po' a sistemare le cose. Dal canto mio, comunque, preferisco prelevare il segnale dalla presa DIN sul coperchio posteriore e inviarlo a un buon amplificatore esterno, previa equalizzazione intermedia, visto che il sonoro in uscita da questo terminale è un po' troppo ovattato.
L'altoparlante incorporato può funzionare a piena potenza, o con un'attenuazione del 50%, ma può essere disinserito del tutto, indipendentemente o no dal fatto che sia collegata una cassa esterna (attacco punto/linea).

Meccanica interna:
Internamente questo "mostro del S/8" contiene un po' di plastica in più di quanto lascerebbe pensare il primo impatto, ma va detto che il suo utilizzo si limita a grossi ingranaggi in teflon che, se opportunamente ingrassati, dureranno una vita, visto che appaiono abbondantemente sovradimensionati. Alcuni di essi sono collegati l'un l'altro da una robusta cinghia dentata di gomma, francamente l'unico anello potenzialmente debole, anche se la mia esperienza coi proiettori Eumig serie 900, che usano una cinghia simile e un po' meno robusta per la trasmissione da motore ad albero otturatore, mi induce a fidarmi: nel mio Eumig quella cinghia non s'è mai spezzata, malgrado abbia lavorato per decine e decine di ore (oserei dire centinaia); per cui, fatte le debite proporzioni fra la robustezza di quella Eumig con quella del Fumeo e la gravosità del lavoro da svolgere (senz'altro inferiore nel milanese), sento di poter stare tranquillo.
Un'altra cinghia (stavolta di tipo piatto) trasmette il moto dal motore (gigantesco per un S/8, e più vicino, come ingombro, a quello di una lavatrice che non ai motori dei Sankyo o degli Elmo e Yelco) all'albero dell'otturatore, mentre una terza, calettata su una diversa gola della puleggia motore, aziona la ventola, che però avrei preferito calettata direttamente sull'asse motore: infatti, se quella cinghia del ventilatore si spezzasse, probabilmente, visto che il proiettore continuerebbe a marciare, ci se ne accorgerebbe quando già troppo tardi. Probabilmente questa soluzione è stata adottata per la versione con lampada MARC 300 (a scarica) in cui, essendo questa sempre accesa, si ha bisogno di una ventola di raffreddamento sempre in azione, anche a motore di trascinamento fermo: in quel caso la posizione della ventola è tale che si può facilmente inserire un motorino ausiliario che lo consenta. Nella versione normale, però, si potrebbe rimpiangere il sistema di sicurezza di alcuni Bauer e Silma, che spegne la lampada in caso di anomalie di funzionamento. Importante quindi la vigilanza durante la proiezione come fa solitamente un coscienzioso proiezionista. Vigilanza, del resto, necessaria per almeno un altro buon motivo: soprattutto proiettando film lunghi (ma ciò si può notare già con "pizze" da 180 m con nucleo da 30 mm), è necessario effettuare il serraggio della frizione del braccio avvolgitore. Questo perché all'inizio della proiezione, il ridotto diametro del nucleo bobina su cui la pellicola viene avvolta, consente già di per sé una grande "coppia" di trazione, per cui la frizione dev'essere regolata in modo leggero, per consentire alla cinghia di slittare sulla puleggia dell'alberino portabobina quel tanto che basta per non sovraccaricare il motore, il quale, altrimenti, rallenterebbe in misura evidente. Però, man mano che la bobina si riempie e il diametro di avvolgimento cresce, quella coppia di cui sopra diminuisce e la pellicola in uscita dal proiettore perde di tensione andando a strusciare sulla base dello stesso, per cui la frizione va serrata un po', in modo da non lasciare lasca la pellicola. La frequenza della necessità di queste regolazioni varia anche in funzione della "pignoleria" dell'operatore e di quanto sia disposto a rischiare graffi sull'emulsione, ma dal canto mio posso dire di poter stare tranquillo incrementando (ossia serrando un po') detta puleggia all'incirca ogni venti minuti durante ogni proiezione. Ciò si ottiene semplicemente agendo su una rondella zigrinata che si avvita sul retro del perno avvolgitore. Va aggiunto che durante la proiezione in marcia avanti è consigliabile allentare quasi del tutto la frizione del braccio debitore e creare giusto un po' di contrasto allo svolgimento mediante un'altra vite che agisce su una sorta di pattino freno interno alla sede del perno di svolgimento. Per la retromarcia la configurazione frizioni-freni dei portabobine è esattamente all'incontrario. Per cui non ci si spaventi se, iniziando a proiettare in retromarcia, si vedesse che la bobina debitrice non riavvolge più: si devono solo fare i necessari aggiustamenti. Lo stesso dicasi quando, a fine proiezione, il film dev'essere riavvolto.

Il cambio di velocità 18/24 fps avviene grazie a una "forchetta" a due denti tra i quali scorre la cinghia motore. Previo spostamento della levetta presente esternamente, la forchetta provoca lo "scivolamento" della cinghia su due pulegge tronco-coniche di diverso diametro, in modo che si realizza il cambio di velocità. Come sempre in sistemi di questo tipo si consiglia di evitare il cambio velocità a proiettore fermo perché la cinghia difficilmente supererebbe il dislivello delle pulegge, cosa per la quale essa necessita di una certa energia cinetica. Ciò al fine di prolungarne al massimo la vita. Al riguardo devo confessare che la prima volta che ho guardato dall'interno questa macchina, mi sono chiesto come diavolo si potesse sostituire questa cinghia (sicuramente non eterna) senza essere costretti a smembrare mezzo proiettore. Poi, guardando meglio, mi sono accorto che tutta la parte meccanica interna (inclusi i rocchetti e gli organi di trascinamento, ma non il motore) è montata su un'unica piastra che può essere sganciata dalla macchina semplicemente svitando quattro brugole, e queste sono accessibili dal lato pellicola. In caso di necessità, quindi, è sufficiente allontanare questo gruppo dal proiettore, posizionare la cinghia di ricambio sulla puleggia dell'otturatore, riavvicinare il gruppo al proiettore, tendere la cinghia quel tanto che basta per farla passare sulla puleggia motore e rifissare il tutto. Non più di mezz'ora per mani esperte.
Ancor più semplice la manutenzione ordinaria: il proiettore è lubrificato con olio minerale di cui va impregnato appena un po' un feltrino a contatto con la camma dell'otturatore. L'operazione va ripetuta all'incirca ogni tre quattro ore di funzionamento, ma sempre senza esagerare altrimenti si ritrova l'olio dappertutto.

Immagine e ottica
Il trascinamento a scatti avviene mediante griffa a due denti posizionata sotto il quadruccio di proiezione, una soluzione rara rispetto alla maggioranza dei proiettori, in cui la griffa è "a monte" del quadruccio, e che provoca minor stress nella pellicola, in quanto rispetto all'uscita dal corridoio pattino/pressore, la pellicola viene più tirata che spinta. Durante l'esposizione alla luce, la pellicola viene tenuta in posizione da due elementi elastici che la pressano dal lato privo di perforazioni, contro una guida fissa. In caso di riquadro impreciso (per esempio se la perforazione entrasse leggermente in campo) o la linea di demarcazione non fosse perfettamente parallela ai lati orizzontali del quadruccio, è possibile registrare la posizione di questa guida fissa, anche se è una cosa da non fare senza un'adeguata pellicola test. La stessa guida, con la sua inclinazione, presiede anche al perfetto parallelismo dei lati del fotogramma con quelli del quadruccio.
Il canale di scorrimento del film (pattino guida) è in acciaio con due sagomature ai lati estremi che servono per tenere l'area di immagine della pellicola alla giusta distanza dal pattino stesso per prevenire graffi. Il pressore (contropattino), invece, mi pare sia di alluminio. Esso, così come l'obiettivo, è fissato a un supporto su cardini che, aprendosi quasi completamente, permette di accedere facilmente al pattino guida, per registrazione quadro, pulizia o caricamento pellicola. Il supporto comprende anche il sistema di focheggiatura micrometrico, molto preciso anche se è un po' scomoda la manopola per l'azionamento della messa a fuoco, poiché disposta in senso radiale (di taglio), invece di mostrare tutta la sua circonferenza come di consueto.


Il bocchettone portaottiche consente un rapido inserimento di qualsiasi "vetro" con diametro del canotto di 31 mm. Su questa macchina è montato un pregevole Schneider-Kreuznach MC Xenovar con luminosità 1,2 e focali da 15,5 a 28 mm: non il massimo in fatto di versatilità ma comunque molto buono come incisività, come dimostrato dal test SMPTE RP-32 (di cui ho già parlato). Lo stesso test permette di saggiare la precisione e la stabilità dell'avanzamento pellicola. Su questo punto c'è da dire che altri proiettori possono fare un pelino meglio (per esempio il mio "muletto" Eumig S 932 di recente acquisizione). Ma vista la meccanica quasi tutta di plastica, in quanto a costanza delle prestazioni, il confronto col Fumeo è improponibile.
C'è anche da dire che i 200 Watt della lampada non danno molta più luce di un Bauer T610 o di un Beaulieu 708 (con cui ho effettuato un test comparativo diretto "side-by-side"), macchine che, però, sono entrambe dotate di lampade da 150 W e di camma otturatore a profilo "polinomiale", ossia a scorrimento veloce per consentire un più ridotto tempuscolo di oscuramento durante il cambio di fotogramma. In altre parole, sembrerebbe che da questo punto di vista la camma del Fumeo sia molto meno "efficiente" e che, per compensare ciò e avere una luminosità paragonabile a quella delle macchine suddette, sia stato necessario, appunto, aumentare la potenza della lampada. Ma allora si potrebbe obiettare cui prodest? Se miglioro una cosa e ne peggioro un'altra, il risultato finale sarà al massimo non inferiore a quanto di meglio s'è già visto in giro... La mia personale sensazione è che si fosse voluto privilegiare la durata del gruppo camma otturatore/griffa, poiché in una macchina con profilo camma non polinomiale, il percorso che il nottolino di appoggio della griffa è costretto a seguire sulla camma è molto meno "tormentato" ed è più fluido: basta azionare la manopola di avanzamento manuale di un Bauer "Studioklasse", facendole compiere appena un paio di giri completi, per rendersi conto che a un certo punto si avverte puntualmente una resistenza alla rotazione molto maggiore che in altri punti: è il tratto in cui il nottolino della griffa deve "risalire" un dislivello molto "ripido" del profilo della camma (succede soprattutto con la retromarcia, per cui mai ribobinare film con questi proiettori e mai esagerare con la proiezione in retromarcia). Azionando la stessa manopola sul Fumeo, invece, se ne apprezza l'estrema fluidità e gradualità, cosa che secondo me, provocando uno stress meccanico inferiore sulla griffa e sullo stesso film, che viene "strattonato" in basso con meno violenza, ne allunga considerevolmente la durata. A questo punto l'adozione di una lampada da 200 W in luogo di una più tradizionale (ed efficiente) "150", è da vedere come misura di compensazione per la ridotta performance di un siffatto otturatore in termini di rendimento luminoso. In ultima analisi il rendimento è lo stesso di una macchina da 150 W di lampada, ma la durata meccanica promette di essere molto più lunga. Va anche detto, però, che questo mio esemplare è attualmente equipaggiato con un otturatore a tre pale; montandone uno a due, le cose migliorerebbero di almeno un buon 25%. In definitica, la prima cosa che dovrà essere cambiata su questo proiettore sarà sicuramente la lampada, poiché priva di preriscaldamento (beh, ma se l'impostazione è spartana… è spartana sul serio!).

Comunque al di là di queste considerazioni, l'appassionato sarà interessato a sapere: "Ma come va questa macchina?". La risposta è molto semplice: bene. Nel senso che, pur facendo salve le osservazioni negative espresse fin qui, se ciò che interessa è la proiezione di materiale già editato, non si potrebbe chiedere molto di più, malgré tout (magari una testina e un ampli stereo). Ho trascorso ore e ore a osservare e ammirare l'immagine prodotta da questa macchina per certi versi tanto spartana, e ciò che se ne ricava è un senso di appagamento che altre macchine, anche molto blasonate, difficilmente riescono a dare. Merito dell'intrinseca consapevolezza che essa durerà, che occorreranno molte ore prima che si manifesti un minimo segnale di usura, che possibili grattacapi provenienti da funzioni accessorie (che non ci sono) non potranno verificarsi e che, una volta messa a punto la macchina e caricata la pellicola, ci si può quasi del tutto scordare del resto e concentrarsi e godersi il film; come è successo a me dopo aver cominciato a sentirmi "sicuro". Che è poi ciò che dovrebbe realmente interessare al cinefilo/cineasta. La definizione di immagine si colloca ai vertici, forse un pelino al di sotto dello Schneider Xenovaron del Bauer, ma comunque è quasi come confrontare a distanza di tempo due fogli bianchi e cercare di ricordare quale dei due fosse il più bianco. I colori sono profondi e vividi e il contrasto è ottimale, mentre la diffrazione e le aberrazioni cromatiche sono praticamente assenti. Insomma, un'immagine pulita di grande soddisfazione, cui fa riscontro sull'altro versante una "immagine" audio stabile e decisa, pulita e giustamente raffinata anche nella gamma di frequenza medio alte, normalmente le più difficili da riprodurre correttamente.

In conclusione, nonostante i punti critici suevidenziati, il Fumeo resta una macchina notevole, che convince pienamente, nonostante possa sembrare appena un po' più sofisticata di uno scaldabagno (eppur… funziona!). Insomma è caldamente raccomandabile a chi necessita di un "animale da soma" infaticabile, piuttosto che di un purosangue da competizione e non si lascia intimidire dagli accorgimenti che richiede. Utile, inoltre, per gli scettici del S/8, e sconsigliabile ai neofiti, ma solo fin tanto che l'"appetito" non diventi sufficiente.


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